“Verso gli onori dell’altare”

Sulla scorta di tutta una serie di segnalazioni e soprattutto del famoso anatema contro la mafia pronunciato da San Giovanni Paolo II’ a Piano San Gregorio il 9 maggio 1993, (intervento conclusivo integrale) (sintesi intervento conclusivo) poco dopo l’incontro privato in seminario vescovile con gli anziani genitori di Rosario, si avviò la costituzione dell’Associazione “Amici del Giudice Rosario Angelo Livatino”, avvenuta ufficialmente nel 1995, e la raccolta, su esplicito incarico del Vescovo di Agrigento monsignor Carmelo Ferraro delle testimonianze per un possibile avvio del processo diocesano di canonizzazione che è avvenuto il 21 settembre 2011 presso la chiesa di San Domenico a Canicattì con la Liturgia della parola ed il giuramento dei componenti del Tribunale Diocesano e del Postulatore don Giuseppe Livatino alla presenza dell'ArciVescovo di Agrigento don Franco Montenegro.

La cerimonia pubblica di chiusura della fase diocesana si è svolta il 3 ottobre 2018 con una messa solenne nella Chiesa di Sant'Alfonso ad Agrigento, presieduta dal cardinale Francesco Montenegro. Il 21 dicembre 2020 il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante il martirio del Servo di Dio Rosario Angelo Livatino, Fedele Laico; nato il 3 ottobre 1952 a Canicattì (Italia) e ucciso, in odio alla Fede, sulla strada che conduce da Canicattì ad Agrigento (Italia) il 21 settembre 1990”  (dal bollettino Sala Stampa della Santa Sede di Martedì, 22.12.2020)

 

LA CELEBRAZIONE DI BEATIFICAZIONE SI SVOLGERA’ AD AGRIGENTO IN CATTEDRALE IL 9 MAGGIO  2021 A 28 ANNI DALL’ANATEMA DI SAN GIOVANNI PAOLO II A PIANO SAN GREGORIO CON ALLE SPALLE IL TEMPIO DELLA CONCORDIA


Come si diventa Santi?
Il primo passo è diventare Beati.

Una strada tortuosa dettata, passo passo, dalle norme del Diritto Canonico. Regole comunque snellite nel 1983 da Giovanni Paolo II.
L’iter: “Di solito bisogna aspettare almeno cinque anni dalla morte” spiegano alla “Congregazione per le cause dei Santi in Vaticano”.
“In alcuni casi, eccezionali, però, grazie ad una precisa dispensa firmata dal Santo Padre si può derogare al periodo minimo”.
Eccezioni a parte, comunque, la trafila è lunga.
Il “Servo di Dio”, come viene chiamato da questo momento il candidato beato, deve affrontare un regolare processo, che va promosso da un “attore” (può essere un organo ecclesiastico, un gruppo di fedeli), il quale rivolge la richiesta al capo della diocesi dove è morto il candidato (nel caso del Giudice Livatino l’ArciDiocesi di Agrigento).
L’attore deve nominare un “postulatore” che promuove la causa nell’inchiesta diocesana, nella quale si raccolgono le prove a sostegno della beatificazione.

Vengono sentiti anche testimoni oculari contemporanei

Il processo quindi si sposta a Roma,
alla “Congregazione per le cause dei Santi”.
“Qui viene sottoposto al Promotore della Fede –spiegano ancora alla Congregazione per le cause dei Santi- Un prelato teologo che deve verificare che tutti gli elementi teologici, delle virtù e dei miracoli attribuiti (anche nel caso del Giudice Livatino benché "Martire della Giustizia e, indirettamente, della Fede" servirebbe un miracolo che pare sia stato annunciato), siano esaminati da un’equipe di consulenti teologi”.

 I MIRACOLI.

Per diventare beati, bisogna averne fatto almeno uno. 
Nel caso dei "Martiri per la Fede" non servirebbero miracoli. Per il Giudice Livatino "Martire della Giustizia" e, indirettamente della fede  si attende la verifica dei  miracoli annunciati.

Solo dopo può essere concluso il processo di Canonizzazione perchè il
Giudice Rosario Angelo Livatino
“Martire della Giustizia e indirettamente della Fede”
diventi santo a tutti gli effetti.

 
 
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