“L’anatema contro la mafia di Giovanni Paolo II
ad Agrigento il 9 maggio 1993”

Il Papa Giovanni Paolo II dopo aver incontrato in maniera privata Rosalia Corbo e Vincenzo Livatino, anziani genitori del piccolo giudice, rimase profondamente turbato.
Il suo turbamento si sarebbe trasformato di lì a poco nell’anatema contro la mafia, quel “grido di dolore pubblico”, come ebbe Lui stesso a definirlo durante un’udienza pubblica a Roma in cui ha ricordato il suo appello nella Valle dei Templi.
Questo il testo integrale dei passaggi più importanti:


“Che sia concordia!
Dio ha detto una volta: non uccidere!
Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione… mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio!”

“Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civilta contraria, civiltà della morte!”

“Nel nome di questo Cristo crocifisso e risorto,
di questo Cristo che è vita, via, verità e vita.
Lo dico ai responsabili: convertitevi!
Una volta, un giorno, verrà il giudizio di Dio!”

Parole dettate dal Cuore e dalla Passione di un Grande Uomo, un Grande Comunicatore, un Grande Pontefice diventato Santo, passato alla Storia così come quell’anatema e si spera così come entrerà anche nella Storia della Chiesa la Testimonianza laica di vita del Giudice Rosario Angelo Livatino che da morto parla ai giovani e alle coscienze, ancora oggi dopo tanti anni dal suo assassinio, più di quanto non fece in vita con le sue sentenze ed il quotidiano agire.

 

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